BAGNI GRECI

BAGNI GRECI

L’opera di Silvestre Cuffaro richiama in se il gusto classicheggiante, visibile nei lineamenti e nella statuaria. L’abbondanza delle forme e la presenza di spighe di grano sul braccio destro,  delineano un parallelismo con la figura di Cerere, mentre la base marmorea  un collegamento tra la città moderna e la gloria del passato.
Attraverso questa immagine Silvestre Cuffaro volle rappresentare Gela, un’opera dalla grande forza che riassume in se secoli di storia.
La Statua, sopravvissuta per ’60 anni a diversi progetti di ricollocazione,  è oggi uno dei simboli della città di Gela, testimone di numerosi eventi storici che hanno caratterizzato la città in più di mezzo secolo.

I Bagni Greci di Gela risultano essere  l’unico complesso di questo tipo  in Sicilia. Esso trova confronti con analoghi impianti greci di Delfi, di Olimpia, di Colofone, di Gortys, pur essi databili tra il IV e III sec. a.C.
La datazione è confermata dal ritrovamento di unguenti, di oscilla, di anfore di tipo italico punico, presenti negli ambienti suddetti, nonché dalle monete di età timoleontea, alcune di conio siracusano, di Gela, di tipo siculo – punico recuperate sul pavimento 
L’edificio venne distrutto nel 282 a.C. a seguito del saccheggio della città da parte dei Mamertini, mercenari campani che non lasciarono scampo alla città ricostruita da Timoleonte qualche decennio prima. Non vi sono tracce di un tentativo di riutilizzo, fatto da mettere in relazione con il trasferimento degli abitanti sopravvissuti nella nuova città di Finziade

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