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TERRITORIO DI GELA


Territori

Il territorio di Gela è in parte pianeggiante e costituito dalla piana di Gela, la seconda della Sicilia per estensione, e in parte collinare. La costa, bassa e sabbiosa, presenta a tratti delle pareti e rocce di formazione argillosa o calcarea sempre precedute dall'arenile. Il golfo di Gela, ampio e poco pronunziato, è il più vasto della Sicilia. Lungo la costa sono presenti tre formazioni collinari di un certo rilievo di cui le prime due sono quasi gemelle: quella su cui sorge la città storica, quella di Montelungo e quella di Manfria. La prima è quasi completamente invasa dalle costruzioni mentre le altre due soltanto parzialmente.



Idrografia

La piana di Gela è attraversata da numerosi corsi d'acqua, quasi tutti a carattere torrentizio, ad esclusione del Gela un tempo navigabile nel suo tratto finale. Questi sin dal periodo arabo, sono stati sfruttati per l'irrigazione dei campi con la creazione delle cosiddette "prese" (dighe). I corsi d'acqua che sfociano sulla costa gelese sono:
  • il torrente Comunelli che nasce a nord di Butera, viene deviato nell'omonima diga e va a sfociare ad ovest di Manfria;
  • il torrente Rabbito, che nasce nei pressi di Butera e sfocia nei pressi di Femmina Morta;
  • il torrente Gattano, che nasce nei pressi di Butera e sfocia ad ovest del quartiere Macchitella;
  • il "Cavo di bonifica" che lambisce la piana sino alla periferia nord della città dove si interra per essere canalizzato verso il fiume Gela;
  • il fiume Gela che sgorga nelle montagne a nord-ovest di Piazza Armerina, riceve numerosi affluenti lungo il suo corso (tra i quali il fiume Maroglio che a sua volta riceve le acque del torrente Cimia deviato nell'omonima diga) e va a sfociare ad est di Gela nei pressi della zona industriale. Il Gela è deviato nel grande bacino artificiale denominato Lago Disueri.
  • il fiume Dirillo (confine provinciale con Ragusa) che ha origine nell'alto naturale) mentre sono stati creati a servizio della piana ben tre grandi bacini artificiali: il Lago Comunellpiano ibleo e dopo essere deviato nella diga Ragoleto e aver riempito il lago Biviere di Gela sfocia ad est di quest'ultimo.
Per quanto riguarda i laghi, l'unico naturale è il Biviere di Gela (riservai, il Lago Disueri e il Lago Cimia. Gli ultimi due dal 2008 oltre ad essere sfruttati per l'irrigazione lo sono anche per gli usi civili della città di Gela. Piccoli stagni ed acquitrini si formano inoltre alla foce dei torrenti e in località Piana del Signore.

Clima

La città e la corrispondente fascia costiera godono del tipico clima mediterraneo, con inverno piuttosto mite ed estate calda ma non afosa (tranne in qualche caso). Caratteristica del luogo è la costante ventilazione e una forte umidità soprattutto in serata, aspetti comuni a molte zone rivierasche mediterranee. Le precipitazioni sono piuttosto scarse tra i 450 e i 550 mm annui, in gran parte concentrate tra l'autunno e l'inverno e sono frequenti lunghi periodi di siccità estiva. Insieme alla zona meridionale del Siracusano questa zona risulta tra quelle col più alto tasso di insolazione annua

Il primo insediamento nell'area della città, un abitato con la relativa necropoli dell'Eneolitico iniziale, risale alla fine del V millennio a.C. Il nome attuale della città è storicamente legato a quello della colonia dorica fondata da navigatori provenienti da Lindo nel 688 a.C.[12] Scomparsa e dimenticata dopo la distruzione e la dispersione degli abitanti ad opera del tiranno di Akragas Finzia, la città rinacque nel 1233 per volontà Federico Il di Svevia che le diede il nome di Heraclea Terranova. Con l'Unità d'Italia la città assunse il nome di "Terranova di Sicilia", che nel 1927 fu nuovamente mutato in quello, originario, di Gela.
Le numerose scoperte archeologiche, dalla prima metà dell'800, tra le quali quella delle fortificazioni greche di Capo Soprano avvenuta nel1948 e quella dei giacimenti petroliferi, a partire dal 1956, con la successiva costruzione del Polo petrolchimico ENI, misero la città in una fase di espansione economica e demografica non scevra da gravi problemi ambientali.
Appartenente in epoca medievale all'Abazia di Santa Maria di Terrana, e inclusa sin da epoca borbonica nella Provincia di Caltanissetta, con una delibera del consiglio comunale del settembre 2015 la città ha tentato di aderire, senza successo, alla Città metropolitana di Catania.

Simboli


Lo stemma araldico del Comune di Gela è costituito da un'aquila con le ali spiegate che poggia le zampe su un basamento, formato dai capitelli contigui di due colonne doriche; sulla testa del pennuto appare una corona, mentre il tutto si staglia su uno sfondo di color rosso cremisi. L'aquila e le colonne doriche nel corso degli ultimi duecento anni hanno subito variazioni significative rispetto ai disegni originali: il rapace e le colonne erano più slanciati e più esili rispetto a quelli attuali che compaiono sul labaro del Comune; intorno al 1910 addirittura i capitelli delle due colonne subirono un cambiamento di stile, dal dorico al composito ionico-corinzio; durante il Ventennio, sullo stemma fu apposto, così come avvenne in tutta Italia, il simbolo del fascio littorio; negli anni cinquanta del secolo trascorso allo stemma furono apportate altre modifiche: l'aquila diventò superpennuta e quindi più robusta e più tozza, troppo però, tale da farla assomigliare grottescamente più ad una gallinaceo che ad un rapace; inoltre i capitelli furono ricondotti allo stile dorico originario e sulle colonne furono ricavate delle scanalature; tutta questa nuova composizione, l'attuale, fu inserita all'interno di uno scudo di tipo sannitico; la figura dell'aquila si riferisce a quella sveva della Heraclea-Terranova medievale, mentre le due colonne si rifanno alla storia della preesistente Gela greca: in definitiva, è l'aquila di Federico II che impera sulla città delle colonne. Infine, per quanto riguarda la corona, in origine molto semplice rispetto all'attuale, è probabile che essa si riferisca a quella ducale e che sia apparsa a corredo dello stemma durante la dinastia dei Pignatelli Aragona Cortes, duchi di Terranova e Monteleone. Fino al Settecento sullo stemma del Comune di Gela si leggeva la scritta: Heraclea civitas antiquissima.

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